“Musei delle Lacrime” di Francesco Vezzoli a Venezia

23 Set 2024

La mostra “Musei delle Lacrime” di Francesco Vezzoli, curata da di Donatien Grau è un viaggio nella storia dell’umanità tra lacrime di gioia e di dolore. Mauro Bianchini l’ha visitata per Noi. Seguiteci…

Lacrime di gioia e di dolore costellano la storia dell’umanità nella personale di Francesco Vezzoli

L’iperbole temporale di Francesco Vezzoli presente nella personale “Musei delle lacrime” a cura di Donatien Grau in corso presso la Quadreria del Museo Correr a Venezia, origina dall’invito rivolto all’artista da Venice International Foundation al fine di attualizzarne il percorso della sua ricerca.

Le 36 opere in mostra, concepite in un arco temporale di oltre vent’anni, includono 16 lavori appositamente eseguiti per l’occasione.

La doppia conversazione messa in atto da Vezzoli, traccia un dialogo tra la preziosa collezione veneziana che annovera capolavori tra il XIII e il XVII secolo e gli interventi dell’artista che da più decenni opera sulle immagini dei capolavori che hanno contraddistinto la storia dell’arte.

Il percorso della Mostra “Musei delle Lacrime”

L’esposizione vede la successione di quattordici sale dove viene definita l’idea di museo nel museo.

Il percorso si apre con “Casino”, lavoro dove l’artista tratteggia lacrime tratte dal ritratto di Steve Wynn a Andy Warhol su alcune figure presenti nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Il passo seguente riesamina “Retorica della Retorica” (2013), qui Vezzoli accosta a un dipinto di Artemisia Gentileschi un omaggio a Josef Alberts e a Natalia Ghoncharova.

La mostra prosegue con riferimenti alla performance di Vezzoli a Los Angeles che ha visto il coinvolgimento della pop star Lady Gaga e del corpo di ballo del Bolshoi quale tributo al fondatore dei balletti russi Sergej Diaghilev.

Nelle seguenti aree si susseguono lavori fondanti come “La nascita di American Gigolò” del 2014 e “Homage to Robert Mapplethorpe” del 2006, importanti riflessioni sulle cadenze tra tempo passato, presente e sull’idea di contemporaneità.
Mauro Bianchini

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